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]]>They lifted me into the sun and packed my empty skull in cinnamon
Casa Scaccabarozzi (piano terra)
29 ottobre, 2020 – 12 dicembre, 2020
They lifted me into the sun again and packed my skull with cinnamon è una mostra in edizione di sei esposta contemporaneamente in sei diverse sedi tra l’ultima settimana di ottobre e la prima di novembre. Gli spazi espositivi partecipanti al progetto sono Galleria Franco Noero (Torino), Gilles Drouault galerie/multiples (Parigi), MORE publishers with Gevaert Editions (Bruxelles), Guimaraes (Vienna), Akwa Ibom (Atene), and Gern en Regalia (New York).
Ad ogni spazio sono state inviate dall’artista delle precise istruzioni per l’allestimento, insieme ad una lista di specifici oggetti tra cui 20 poster pubblicitari della marca Bayer Aspirin, un volantino per il ritrovamento di un animale smarrito, petali di calendula, batterie, forchette, elementi in tessuto e una lista della spesa.
Il set di istruzioni inviato dall’artista si traduce in un dialogo improvvisato di differenti pratiche, altri corpi e manualità. La poetica stessa della mostra è animata attraverso una serie di scelte simili al coinvolgimento di un traduttore nell’interpretare il testo di una poesia. In ogni iterazione di questa mostra Dodge ha infatti chiesto a dei sostituti di eseguire l’allestimento. La ballerina e coreografa Alix Eynaudi ha composto una partitura da seguire per la composizione di ogni mostra. Non correlato alla casualità, ma aperto all’interpretazione, il progetto si lega alla pratica di Dodge di invitare amici e colleghi a prestare titoli e testi alle sue mostre che in questo caso però sottintende ad un movimento più libero, aprendosi ad una conversazione con gli elementi.
Un’improvvisazione frutto di una partitura condivisa dall’artista Giorgio Griffa che ha interpretato le istruzioni specifiche attraverso un’installazione risultante in un incontro unico tra due poetiche forti e distintive. Giorgio Griffa ha accettato l’invito di Jason Dodge con estrema generosità e ha dedicato grande cura, grazia e lucidità nel leggere e interpretare il suo lavoro.
Il nuovo progetto di Jason Dodge è in mostra al piano terra di Casa Scaccabarozzi – lo storico edificio di Alessandro Antonelli detto anche Fetta di Polenta – che per una volta ancora torna ad essere galleria fino al 12 dicembre 2020. La mostra è visibile esclusivamente attraverso due finestre dell’edificio da Via Giulia di Barolo a Torino.
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]]>Tongues in Trees, Books in Brooks, Sermons in Stones, la terza personale di Sam Falls alla Galleria Franco Noero. In relazione con alcune delle caratteristiche che contraddistinguono il lavoro dell’artista – il rapporto con la natura, con gli agenti atmosferici e come poter utilizzare i loro effetti quale parte del processo creativo – la nuova mostra si articola sia all’interno in Via Mottalciata che all’esterno, inaugurando il nuovo spazio espositivo, un giardino situato in un ex sito industriale a pochi passi dalla sede centrale.
Una nuova serie di lavori trovano la loro espressione nell’utilizzo di tecniche che simultaneamente diventano cifra distintiva dell’opera dell’artista e la completano aggiungendo un certo grado di imprevedibilità: dai quadri realizzati en plein air con pigmenti secchi che si sciolgono sulla tela per opera di agenti atmosferici come pioggia e umidità, alla costa di stoffa di copertine di libri sbiadite dalla luce del sole, piatte ‘spine dorsali’ assemblate a parete in gamme di colori in progressione o in netto contrasto; dalle fotografiche stampate su tela, nelle quali all’istantaneo fermo immagine del reale si sovrappone il dinamismo guizzante di un ordito astratto, un impasto di fotogrammi mescolati a pennellate all over di brillanti colori ad olio, alle ceramiche smaltate che portano impresse sulla loro superficie le tracce colorate di fiori e di piante incastonate negli incavi di travi di ferro a doppio T.
Ad accompagnare la mostra un testo appositamente scritto dall’artista, l’introduzione sicuramente più appropriata per essa, poetica e ispirata.
Lo scheletro della nostra gabbia toracica e le vene di una foglia sono insieme struttura di sostegno e fonte di salute. Un bel dipinto può rispecchiare la fissità quieta e la bellezza di una pianta; la pianta, se presa a soggetto, narra di un luogo e può ispirare il processo con il quale si crea arte. Le forme di un corpo possono raccontare molte storie e la relazione tra due corpi all’interno di un unico piano può delineare i termini di un racconto. Dopo aver trascorso innumerevoli ore a osservare intensamente la natura, a toccare le piante, a scomporre le varie dimensioni del paesaggio per poterle contenere in una sola, sono riuscito a cogliere l’essenza di una pianta, a capire qualcosa di più riguardo all’immobilità e alla vita, alla creazione e alla morte. A volte, dopo aver campeggiato e lavorato all’aperto per diverse notti nei boschi dove fa freddo, dopo aver mangiato tutto il cibo che avevo ed essermi rimasta solo dell’acqua ma ancora molte ore di lavoro per finire un dipinto, sento le mie ossa irrigidite e fiaccate mentre la mia mente come xilema e floèma trasmette pensieri cristallini e strutturati, incorrotti dal mondo circostante. A volte è difficile immaginare cos’altro potrebbe essere necessario se non i nostri corpi e le piante agli estremi come fermalibri e lo spazio della natura nel mezzo. Le nostre spine dorsali sorreggono l’infinito e il momentaneo, come la costa di un libro o lo stelo di un fiore -la nostra spina dorsale contiene in sé il sistema nervoso centrale come anche la coscienza dei racconti che abbiamo letto- del tempo e dello spazio. I nostri corpi crescono riassestandosi continuamente, invecchiano e danno vita, ma muoiono? Le parole custodite nelle pagine di un libro chiuso sono vittime dell’era della meccanica quantistica e, come ogni sistema quantistico, fluttuano fino a quando non gli si presta attenzione. Le parole, come le cellule nei nostri corpi, creano significanze, traducono il tempo in idee e con il passare del tempo queste idee cambiano. La copertina di un libro può esprimere il tempo, comunicare idee che estendono la loro durata nei secoli. Come in un albero, c’è una bellezza innata, semplice e misteriosa nella copertina consunta di un libro non letto, qualcosa di sincero ed eterno, come le parole nascoste al suo interno.
Sam Falls, febbraio 2020
Sam Falls
Tongues in Trees, Books in Brooks, Sermons in Stones
22 settembre 2020 – 16 gennaio 2021
Galleria Franco Noero
Via Mottalciata 10/B, Torino
www.franconoero.com
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]]>Preview per la stampa il 5 febbraio dalle 12 alle 16. Opening: 6 febbraio 2020 dalle 12 alle 21. La mostra resterà aperta venerdì 7 dalle 10 alle 16
Artisti a sostegno delle donne in gravidanza, delle neomamme, dei bimbi piccoli in contesti di marginalità e disagio. In una mostra di raccolta fondi a cura di Damiana Leoni.
PER SCARICARE LE IMMAGINI: https://bit.ly/2Tn8RPv
Torna il 6 febbraio 2020 (dalle 12 alle 21) e il 7 febbraio (dalle 10 alle 16); preview per la stampa il 5 febbraio dalle 12 alle 16; The Milky Way, una mostra di raccolta fondi di massimo tre giorni promossa da Pianoterra Onlus a cura di Damiana Leoni. Dopo le quattro tappe precedenti che si sono svolte a Napoli, città protagonista nell’anno 2014 presso la Galleria Lia Rumma; a Roma, presso la galleria Studio SALES per l’edizione 2015; a Milano da Giò Marconi nel 2016; The Milky Way Foto a Napoli di nuovo presso Lia Rumma nel 2018 con un progetto dedicato alla fotografia, The Milky Way approda a Torino presso la Galleria Franco Noero nella sede di Piazza Carignano 2, luogo evocativo con il suo cortile interno che richiama le atmosfere del progetto.
La mostra si ispira infatti al tema Interno/Inner. Ma come è questo interno? “È comodo? Confortevole? Protettivo? Ricorda magari il primo “interno” conosciuto, il ventre materno. Suoni attutiti e rassicuranti, primo tra tutti il battito regolare di un cuore, quello del corpo che ci contiene. Un interno morbido, ovattato, niente sbalzi di temperatura, niente traumi, niente privazioni di cibo o acqua. Lo spazio giusto, né troppo grande né troppo piccolo, perfetto per farci crescere dentro un essere umano. O forse è stretto? Compresso? Contratto? Cosa succede in uno spazio così? Cosa succede in un interno che non protegge ma comprime, che non culla ma contrae? Se quell’interno non basta a far respirare, ad aprire e a sciogliere, ma al contrario irrigidisce, ostacola, spegne… cosa succede?”, spiega la curatrice Damiana Leoni.
A ragionare su questo tema saranno i tanti artisti che hanno scelto di sostenere Pianoterra Onlus: Isabel Barber, Pierre Bismuth, Manuele Cerutti, Claudia Comte, Matteo Cordero, Sara Enrico, Jason Dodge, Jos de Gruyter & Harald Thys, Nathalie Du Pasquier, Petra Feriancova, Francesca Ferreri, Shay Frisch, Naoki Fuku, Martino Gamper, Silvia Giambrone, Teresa Giannico, Rodrigo Hernández, Sebastiano Impellizzeri, Eva Kot’átková, KIKKO, Renato Leotta, Tamara MacArthur, Daniele Milvio, Ignasi Monreal, Lulù Nuti, Marco Palmieri, Pietro Pasolini, Federico Pietrella, Benedetto Pietromarchi, Caterina Pini, Andrea Respino, Lili Reynaud-Dewar, Yves Scherer, Enrico Tealdi, Rirkrit Tiravanija e Tomas Vu, Grazia Toderi, Giovanni Vetere, Peter Wächtler.
La missione di The Milky Way (dove la “Via Lattea” è anche metafora della pluralità di voci e di sguardi coinvolti) è da sempre quella di dare voce, con un grande progetto che privilegia la creatività contemporanea, ad una buona causa. Negli scorsi anni il ricavato della vendita delle opere è andato a favore delle famiglie più vulnerabili di Napoli, Roma e province per rispondere ai bisogni primari delle madri in difficoltà e per costruire con loro percorsi articolati di sostegno, ascolto, cura e formazione professionale. Acquistando un’opera della mostra The Milky Way si potrà fare parte di un percorso, aperto a tutti coloro che vorranno sostenere le attività di Pianoterra Onlus. La pubblicazione che racconta la mostra è realizzata da CURA.
Pianoterra Onlus interviene al fianco delle famiglie più vulnerabili nei quartieri più difficili, concentrandosi soprattutto sulle mamme e sui bambini, nella convinzione che migliorando le condizioni di partenza di una vita si possa spezzare quel circolo vizioso che vede il disagio trasmettersi da una generazione all’altra. Con i suoi progetti offre alle donne in gravidanza, alle neo-mamme e ai loro piccoli uno spazio di accoglienza, ascolto e sostegno, e costruisce con ciascuna persona un percorso di accompagnamento personalizzato, fatto di incontri con specialisti della salute materno-infantile, consulenze psico-educative, momenti ludico-ricreativi da trascorrere con altre mamme e con i bambini, bilanci di competenze e corsi professionalizzanti. L’obiettivo è sempre quello di lenire i bisogni più urgenti – quelli materiali, o le emergenze – e fare in modo che ciascuna possa ritrovare fiducia in se stessa e nelle proprie risorse, ed esprimere le proprie potenzialità e i propri talenti. Sul sito www.pianoterra.net maggiori informazioni sui tanti progetti che Pianoterra Onlus attua a Napoli e a Roma e che sarà possibile sostenere acquistando una delle opere in mostra.
5 febbraio, dalle 12 alle 16 preview per la stampa
6 febbraio 2020 (dalle 12 alle 21)
7 febbraio (dalle 10 alle 16)
Galleria Franco Noero
Piazza Carignano 2, Torino
www.franconoero.com
Ingresso libero
A cura di Damiana Leoni
Promosso da Pianoterra Onlus
SPONSOR:
PoderNuovo a Palazzone
Mediapartner: CURA
Info:
Pianoterra Onlus
Giusy Muzzopappa [email protected]
www.pianoterra.net
Lorena Stamo: [email protected]
Damiana Leoni: [email protected]
+39 06 64871120
+39 3400716353
Press: Santa Nastro media relations. + 39 3201122513 [email protected]
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]]>Dal 5 all’8 marzo 2020 Mantova ospiterà la prima edizione della BIENNALE DELLA FOTOGRAFIA FEMMINILE, evento unico al mondo, che porterà in città mostre di grandi fotografe italiane e internazionali, talk, letture di portfolio, workshop e residenze artistiche.
In una società in cui ancora non esiste una piena parità di genere e la cui storia è spesso raccontata da occhi maschili, la fotografia femminile è poco rappresentata e spesso stereotipata e la Biennale è l’occasione per dare la giusta visibilità a importanti progetti di eccezionali fotografe da tutto il mondo.
Il tema di questa prima edizione è il lavoro, un tema quanto mai attuale e scottante, che riguarda tutti, al di là del genere, ma un tema particolarmente delicato se declinato al femminile; la Biennale ha quindi, tra gli altri, lo scopo di veicolare messaggi di uguaglianza attraverso la fotografia. La professione fotografica è una delle industrie che vede una maggioranza di uomini tra le sue file, anche se negli ultimi anni numerose fotografe sono salite alla ribalta del grande pubblico dimostrando di avere dalla loro forza, ingegno e sensibilità per affrontare tematiche anche forti e crude.
Le fotografe invitate a questa prima edizione della Biennale sono:
Rena Effendi Transylvania: built on grass
Fotografa e documentarista originaria dell’Azerbaijan, con la fotografia indaga l’umano, le persone e la cultura in contesti di ingiustizia sociale, conflitto e sfruttamento. Transylvania: built on grass è un colorato scorcio di vita nelle remote campagne della Romania.
Sandra Hoyn con Fighting for a Pittance
Fotografa tedesca, inizia la sua carriera nel 2005 come foto giornalista per riviste ed ONG a cui affianca progetti personali focalizzati sul sociale, sui diritti umani e sull’ambiente. A Mantova propone un crudo documentario fotografico sulla boxe infantile praticata in Tailandia: una serie di immagini in bianco e nero che documentano la durezza dei combattimenti minorili di boxe in Thailandia e lo sfruttamento ad essi connessi. Le foto mostrano non solo la violenza del ring, ma anche la pressione psicologica che va di pari passo con la competizione sfrenata. Bambini e bambine si allenano portando il loro corpo e la loro mente al limite, mentre vestono gli abiti di lottatori adulti.
Annalisa Natali Murri con Cinderellas.
Fotografa freelance italiana, dopo il diploma alla scuola di fotografia architettonica ed urbana ed una laurea in ingegneria, avvia una serie di progetti personali e documentaristici, ispirati a questioni sociali ed alle loro conseguenze psicologiche. Alla Biennale porta un intenso lavoro sulle Hijras transessuali del Bangladesh, un tempo venerate e rispettate per la loro appartenenza al “terzo genere”, oggigiorno queste donne transgender soffrono invece gravi situazioni di povertà e negazioni di diritti, trovandosi costrette a prostituirsi per sopravvivere. Ma non è la tragedia di queste discriminazioni che ci viene mostrata nelle immagini in bianco e nero di Murri. Il suo ritratto delle Hijiras è piuttosto un incontro intimo, silenzioso e profondamente rispettoso.
Claudia Corrent con Vorrei
Bolzanina con una passione per la fotografia sin da giovanissima, studia filosofia, approfondendo simultaneamente l’aspetto comunicativo ed estetico dell’immagine. Cogliere il Genius loci paesaggistico è la sua missione principale. Esplorando il concetto di “vita laburista”, i dittici del progetto Vorrei ritraggono adolescenti studenti di una scuola professionale.
Daro Sulakauri conThe Black Gold
Studia cinema e fotografia a Tbilisi, in Georgia, per poi diplomarsi in fotogiornalismo documentaristico all’ ICP di New York. The black gold ci porta nel vivo delle condizioni lavorative dei minatori georgiani di Chiatura: ogni giorno gli uomini si avviano verso le miniere, lavorando in condizioni durissime e pericolose per 8-12 ore al giorno per un salario di 270 dollari. Il progetto è accompagnato da un’installazione video.
Nausicaa Giulia Bianchi conWomen Priests Project
Fotografa documentarista profondamente orientata sui temi della spiritualità legata al femminile e al divino. Il suo lavorodocumenta la missione di “disobbedienza”, rinnovamento e spiritualità condotta dalle donne prete.
Eliza Bennett con A Woman’s work is never done
Autrice inglese con un Master of Fine Arts alla London Art School porta un progetto sul ricamo che è tradizionalmente associato all’idea di lavoro femminile, inteso come opera minuziosa e agile, distante dalla fatica fisica del lavoro maschile. Eliza Bennet utilizza lo strato superiore della sua pelle come tessuto da ricamo sovvertendo così la contrapposizione tra lavoro maschile e femminile, Attraverso l’uso di una tecnica considerata femminile, l’artista restituisce l’immagine rappresentativa delle mani di donne impiegate in occupazioni ancillari e invisibili alla società, mostrando come il lavoro delle donne sia ben lungi dall’essere facile e leggero. Il suo progetto prevede un’installazione video.
Erika Larsen con Quinhagak Works between 2015-2019 This is not a work in progress
Fotografa e narratrice statunitense è molto nota per i suoi saggi. Documenta le culture che mantengono stretti legami con la natura “dove il paesaggio è estremamente importante per le persone”. Le sue opere sono esposte in mostre monografiche e collettive in gallerie di New York, Washington, Phoenix, Los Angeles, Mosca, Barcellona, Bologna e molte altre città. Sta lavorando ora su un progetto ambientato in Alaska che esporrà per la prima volta alla Biennale.
Betty Colombo
Classe 1975, è una fotoreporter italiana che lavora con le principali testate giornalistiche italiane e straniere occupandosi prevalentemente di reportage di viaggio e attualità. Grazie a Save The Planet, di cui è Ambassador, Betty Colombo fotograferà la riforestazione del Campo dei Fiori di Varese e presenterà il progetto in esclusiva alla Biennale, con stampe e allestimento finanziati da Canon Italia, di cui è testimonial.
Infine ci sarà Aldeide Delgado, curatrice del Catalogo Fotografas Cubanas, che presenterà progetti di fotografe della zona cubana e caraibica per un’esposizione collettiva sul tema del lavoro.
A questo si aggiunge una mostra nata dalla collaborazione con la fotografa Donata Pizzi che porta una parte della sua collezione privata composta interamente da lavori di fotografe italiane dal 1965 ad oggi.
Grazie al supporto e al Patrocinio del Comune di Mantova e al Patrocinio della Provincia la Biennale avrà luogo in location talvolta chiuse al pubblico e in luoghi storici come Casa Del Rigoletto, Spazio Arrivabene 2, Tempio di San Sebastiano, Galleria Disegno, Galleria Corraini e Palazzo Broletto permettendo così di scoprire la città attraverso punti di vista diversi dall’ordinario.
La BIENNALE DELLA FOTOGRAFIA FEMMINILE promette dunque di diventare un evento imperdibile per chi ama l’arte e la fotografia e per tutti coloro che desiderano “aprire gli occhi” su quanto sta succedendo oggi nel mondo grazie alla visione di grandi autrici, interpreti della realtà.
BIENNALE DELLA FOTOGRAFIA FEMMINILE
Mantova
5-8 marzo 2020, mostre aperte tutti i we di marzo sino al 29.
Location mostre: Spazio Arrivabene 2, Tempio di San Sebastiano, Palazzo Broletto, Galleria Corraini, Galleria Disegno e Casa del Rigoletto.
Workshop, eventi e residenze artistiche presso Ponte Arlotto, Creative Lab, R84 Multifactory Mantova, ex convento di Santa Lucia.
Press lounge Loggia del Grano
15 euro biglietto intero/gratuito bambini sino agli 8 anni compiuti
14 euro Soci Coop
13 euro Soci Frammenti di Fotografia, La Ghiacciaia, Fotocine club Mantova e gruppi di almeno 20 persone
12 euro dai 9 ai 25 anni e over 65
Sconto famiglia: 2 adulti, due 9-25 anni, 48 euro
ridotto prevendita per tutti: 12 euro (dal 25 novembre al 25 dicembre)
www.bffmantova.com
A questo link le photo press:
https://www.dropbox.com/sh/azixxrcvdulgqx4/AAAEqR-XxQ63cFP8i8vyv882a?dl=0
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